martedì, dicembre 14, 2010

Sulla RMJM, o il crepuscolo degli dei

di Stefano Serafini *

Il mostruoso progetto di costruire un grattacielo di 403 metri nel centro di S. Pietroburgo, in Russia, è stato cancellato da un ukaz presidenziale (http://rt.com/politics/gazprom-skyscraper-moved-petersburg/).

Secondo il quotidiano The Guardian, la società incaricata di realizzare lo Okhta Centre, la multinazionale RMJM con base in Scozia, naviga in cattive acque. Il giornale sottolinea la relazione esistente tra questa compagnia e l'economia finanziaria fasulla giunta alla crisi. Poiché la notizia è di un mese fa (http://www.guardian.co.uk/artanddesign/2010/nov/21/will-alsop-rmjm-fred-goodwin), viene da chiedersi se non esista un rapporto tra la decisione di Medvedev di bloccare il progetto pietroburghese (una scelta politica eccellente, peraltro, davanti al pubblico russo e internazionale, e un grande guadagno d'immagine), e il declino finanziario della RMJM.


venerdì, dicembre 03, 2010

Il crepuscolo della contemporaneità

di Antonio Caperna - 03/12/2010

Scriveva Paul Ricoeur: «sembra che il genere umano, avvicinandosi en masse a una elementare cultura di consumo, si sia fermata en masse a un livello subculturale». Il dominio culturale dell’Occidente su scala planetaria, fa si che ovunque nel mondo possiamo ritrovare le stesse mostruose banalità della cultura consumista. In Architettura ciò significa che, uccisa la tradizione, costruire a Londra a Shangai o New York è la stessa cosa. Non si scorgono differenze formali o tipologiche. Viviamo in una sorta di “bolla subculturale” che nella sua tragica avanzata ha consumato il nucleo etico e mitico della nostra civiltà. Dai processi di standardizzazione industriale si è giunti a quelli di appiattimento delle “produzioni dell’intelletto”, una condizione di senilità del pensiero. Se da un lato il progresso tecnologico avanza nella sua inesorabile corsa, dall’altro lato vi è una parabola discendente della nostra spiritualità e delle forze che alimentano la vita. Queste ultime si stanno sempre più affievolendo. L’architettura è un segno tangibile di questa decadenza e spossatezza propria dei periodi finali di una cultura.