martedì, dicembre 14, 2010

Sulla RMJM, o il crepuscolo degli dei

di Stefano Serafini *

Il mostruoso progetto di costruire un grattacielo di 403 metri nel centro di S. Pietroburgo, in Russia, è stato cancellato da un ukaz presidenziale (http://rt.com/politics/gazprom-skyscraper-moved-petersburg/).

Secondo il quotidiano The Guardian, la società incaricata di realizzare lo Okhta Centre, la multinazionale RMJM con base in Scozia, naviga in cattive acque. Il giornale sottolinea la relazione esistente tra questa compagnia e l'economia finanziaria fasulla giunta alla crisi. Poiché la notizia è di un mese fa (http://www.guardian.co.uk/artanddesign/2010/nov/21/will-alsop-rmjm-fred-goodwin), viene da chiedersi se non esista un rapporto tra la decisione di Medvedev di bloccare il progetto pietroburghese (una scelta politica eccellente, peraltro, davanti al pubblico russo e internazionale, e un grande guadagno d'immagine), e il declino finanziario della RMJM.


A ogni modo, il presidente russo ha deciso di stare dalla parte della popolazione, degli intellettuali e della stessa UNESCO, la quale aveva minacciato di depennare S. Pietroburgo dalla lista dei Patrimoni dell'Umanità ove la torre fosse stata costruita. Ha dato così un forte segnale a tutti gli altri Paesi nei quali è in corso la costruzione di grattacieli. Gli investimenti pseudo-keinesiani degli anni '80 e '90 in torri enormemente dispendiose ed energivore, che impongono alle città geometrie iperumane, e in fondo anti-umane (Baudrillard avrebbe parlato di economia politica del Segno), non sono altro che il pericoloso colpo di coda della crisi finanziaria globale, l'ultimo strumento del potere finanziario per violentare la politica, dentro lo stesso spazio delle comunità. Non è un segreto che simili edifici, enormi ed inutili, lungi dal rappresentare un frutto della follia, sono al contrario una forma di "riciclaggio del potere", realizzato distruggendo denaro, ambiente e società.

Diversi studiosi aderenti al New Urbanism, al Gruppo Salingaros, e alla Società Internazionale di Biourbanistica hanno più volte ammonito da un punto di vista scientifico, con studi e scritti, contro questa tipologia costruttiva. Le alte e vane torri, come ogni architettura fuori scala rispetto alla misura umana, danneggiano gravemente non soltanto l'economia (come si è visto a Dubai e in Grecia), ma la società stessa, la salute dei cittadini, e la loro libertà politica. Vi è dunque ragione di gioire insieme agli abitanti di S. Pietroburgo e ai maggiori intellettuali russi, per la decisione di bloccare la costruzione dell'Okhta Centre; e anche di augurarsi che l'assunzione di responsabilità della guida politica russa su questo argomento scottante, venga seguita da altri leader nel mondo.

Stefano Serafini. direttore di Ricerca della Società Internazionale di Biourbanistica

2 commenti:

  1. Concordo!Magari anche in Italia avessimo Istituzioni simili anche se, a mio avviso, bisognerebbe in primis modificare l'insegnamento dell' architettura nelle Università: insegnare un'architettura che sia estetica funzionale per l'uomo, basata sulla proporzione umana, capire quale tipo di edifici, di quartieri di città possono realizzare la miglior funzione per l'uomo, capire che tipo di effetto producono certe strutture e certi segni ipertrofici al livello percettivo, simbolico, e come si riflettono sulla qualità della vita del cittadino...

    Andrea Palazzi, architetto

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  2. Caro Andrea, unisciti a noi: le cose si fanno insieme, se aspettiamo le istituzioni stiamo freschi.

    StS

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