martedì, agosto 31, 2010

Manifesto per una architettura a scala umana

Manifesto per una architettura a scala umana.

Nikos A. Salìngaros

La vera avanguardia siamo noi: un gruppo di architetti, urbanisti e sociologi che è pronto a progettare una nuova città a scala umana, e a ri-sistemare le periferie inumane per formare tessuto urbano vivente. Abbiamo le regole per farlo, regole sviluppate della scienza e della matematica. Queste regole, nonostante le abbiamo pubblicato gratis, sono ignote e sconosciute dai progettisti di grande nome incaricati oggi di costruire e risistemare le nostre città. Siccome essi giocano in un ambiente di potere, non si occupano degli sviluppi scientifici tranne che di utilizzare in modo disonesto e sbagliato termini scientifici come “frattale” e “caos” per promuovere i loro progetti mostruosi.
Durante pochi decenni abbiamo perso il diritto fondamentale della libertà di scegliere il carattere del nostro ambiente dove abitare, un colpo di stato contro la democrazia stessa. Dappertutto, ci sono imposti edifici e strutture mostruose, superfici aliene e inumane, mentre il tessuto urbano a scala umana è stato distrutto per poi essere sostituito con strutture aliene, parcheggi giganti e autostrade che tolgono il centro città.
Esperimenti sociali sono implementati su scala massiccia, trattando la gente come se fossero giocatoli. Allo stesso tempo, tutto questo è stato presentato come “progresso”, spesso con una maschera politica di presunta liberazione. Infine, una grande propaganda.

Il senso fondamentale della vita risiede nella produzione dell’informazione. Ogni essere vivente è un insieme di informazioni, una parte nel materiale genetico, e negli umani, altra parte nelle conoscenze del depositato corpo di cultura, conoscenze tecniche, scientifiche e artistiche, ecc. L’architettura è un deposito d’informazione scoperta e sviluppata attraverso i secoli di ogni cultura. L’International Style ha perso tutto ciò, e oggi le auto-proclamate avanguardie architettoniche continuano a disprezzare le informazioni ereditate.
Invece, il movimento d’architettura contemporanea pratica una mistificazione, sostenendo che bisogna scegliere un architetto famoso per progettare qualsiasi edificio di spicco. Pretendono che tale archistar abbia conoscenze segrete che permettono di produrre un disegno innovativo. La mistificazione distrugge l’informazione aperta a tutti, come distrugge la libertà di scelta libera.

Corviale, Roma  (foto A. Cerqua, 2010)
La scienza contemporanea è il sistema più democratico esistente, permettendo una libera critica dei risultati. Non è fondato soltanto sull’autorità di nessun individuo, ma rappresenta una combinazione del lavoro collettivo di generazioni. Io sono membro del movimento “open-source” e dell’urbanistica pari-a-pari, e l’idea che un cosiddetto “esperto” dell’avanguardia abbia conoscenze segrete e nascoste sulla progettazione mi pare fondamentalmente anti-democratico. L’informazione utile deve essere verificabile, cioè, aperto a tutti chi vogliono verificarla e applicarla, e non nascosta come un segreto pseudo-religioso diventato dogma. Così si avanza la conoscenza scientifica e si rigetta l’oscurantismo. L’avanguardia di oggi non è altro che un movimento oscurantista.

Perché tutto quest’acciaio, vetro e calcestruzzo negli edifici di moda e niente ornamento? Perché le forme vuote, storte e sbilenche? Nessuna spiegazione scientifica, perché non ne esiste: soltanto una propaganda ideologica. Siamo stati noi a sviluppare i risultati nuovi fondamentali per progettare tessuto urbano: concetti come carica frattale; la città delle reti; gerarchia universale; codici generativi; archetipi; coerenza urbana; linguaggio delle forme; micro-chirurgia urbana, e così via. L’autoproclamata avanguardia ignora tutto ciò. E poi, le archistar se ne fregano della maggior parte delle costruzioni sulla terra: l’autocostruzione di favelas, il problema di alloggi sociali, le periferie, le crescenti baraccopoli, il consumo preoccupante delle aree agricole. Lontano dai progetti di moda troppo costosi il mondo costruisce per sopravvivere. Soltanto quando vedono l’opportunità per estrarre un profitto, le archistar propongono progetti faraonici senza capire niente dei bisogni degli umani come individui, senza prendere il tempo d’imparare la biologia e la sociologia umana. Noi invece lavoriamo costantemente su questi problemi, sviluppando tecniche di progettazione partecipativa per salvare le periferie e ristrutturare gli alloggi informali per generare un ambiente umano.
Corviale, Roma (foto A. Cerqua, 2010)


In ogni paese troviamo varie tradizioni di progettazione sostenibile tradizionale a scala umana. Questi linguaggi e tradizioni sono stati bocciati dal movimento Moderno — l’International Style — fino al punto che non riconosciamo per niente la ricchezza esistente attorno al mondo. Non c’è eccezione: ogni Paese, ogni popolo ha sviluppato più di una tradizione architettonica a misura d’uomo, perché questa è la natura umana.
L’architettura a scala umana è un’estensione della nostra biologia. Io e miei amici abbiamo scritto che le regole architettoniche hanno la stessa fonte delle regole fisiche e biologiche. Soltanto con l’industrializzazione abbiamo perso questo legame fondamentale tra biologia e architettura. Oggi ne abbiamo dimenticati tutto ciò,
un’amnesia fatale.

Si deve cercare nell’architettura modesta, l’architettura dimenticata delle riviste patinate, non soltanto l’architettura vernacolare e storica ma anche nell’architettura auto-costruita, l’architettura delle favelas in tutto il mondo. Fuori del mondo di moda dove s’impone uno stile perché “approvato dall’intellighenzia  nazionale”, l’uomo costruisce secondo il suo corpo e il suo cuore. Fa il meglio con i materiali disponibili per costruire un ambiente vivo, in quale vivere e in quale stare con la sua famiglia.
C’è da meravigliarsi come tutte le tradizioni architettoniche del mondo intero sono state sepolte dall’avanguardia, anche se sono praticate di fronte ai nostri occhi! La propaganda è talmente efficace da non permettere agli architetti (e alla maggior parte del popolo) di vedere e valorizzare la propria cultura edilizia. Non la vedono perché qualcuno nell’elite ha proclamato che la tradizione architettonica è un segno di
“decadenza”, di “retrogrado” e dunque un impedimento allo sviluppo iper-tecnologico promesso dalla classe elitaria consumista globale. Una truffa monumentale!

da "La Repubblica Casa & Design", 23 novembre 2009.

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