lunedì, febbraio 28, 2011

Learning from Porto Alegre

di Alessia Cerqua

Segnalazioni/libri
Elio Trusiani, “Progetto e cultura nella città dei movimenti. 0055 51 Porto Alegre, Brasile”, Gangemi Ed., Roma 2011.

Imparare da Porto Alegre, si può e si deve. Perché la città brasiliana, da venti anni a questa parte, si configura come luogo di sperimentazione, politica, sociale, urbana, spazio dell’agire territorializzato e di elaborazione di una differente idea di cittadinanza “attiva”, dove il cittadino diviene colui che ha diritto e accesso a un sistema di relazioni, anche di potere, che lo mettono nella condizione di vivere appieno la sua città e la sua vita.

Porto Alegre come luogo della partecipazione e del confronto, come possibilità di costruzione di discorso propositivo quotidiano, sede di un processo più che di un progetto: esperienze interessanti di pianificazione urbanistica, di partecipazione, di gestione urbana, quale l’orçamento partecipativo, la pongono al centro dell’attenzione mondiale e ne fanno, nel 2001, la sede del Forum Sociale Mondiale (FSM), ovvero la casa dei movimenti per un’alternativa possibile volta a costruire una risposta alla globalizzazione. A dieci anni dal primo Forum la congiuntura astrale di quel momento sembra essersi lentamente persa o, forse, non avere più la forza e lo stesso appeal: proprio per questo, l’eccezionalità storica degli anni passati rappresenta un momento importante per la sperimentazione in atto nel campo urbanistico anche in quei settori marginali, apparentemente al forum, ma sempre più crescenti e dominanti il dibattito disciplinare e culturale di questa prima decade del secolo, come per esempio i centri storici e il patrimonio culturale urbano. Inoltre la costituzione del Ministero delle Città, l’emanazione dello Statuto della Città e l’incentivazione alla politica di recupero e riqualificazione urbana avviata e promossa dalle stesse istituzioni federali e statali testimonia e rafforza l’attualità del tema.



Il “caso” Porto Alegre riveste particolare importanza non solo per il ruolo che la città ha assunto – a livello mondiale - negli ultimi 30 anni nella pratica e nell’immaginario collettivo ma anche per l’interesse specifico, rispetto a questo suo stesso ruolo, di studio, valutazione e riflessione dello strumento urbanistico, il Plano Diretor de Desenvolvimento Urbano (PDDUA), e delle politiche urbane di recupero del patrimonio culturale. L’attenzione rivolta al PDDUA ha duplice natura, strategica e metodologica. Strategica in relazione alla tematica del patrimonio culturale come potenziale politica urbana e metodologica in relazione al percorso adottato dal piano nell’affrontare scientificamente e disciplinarmente la questione storico culturale. Naturalmente la relazione con il contesto urbano, sociale, culturale e politico degli anni in cui si è sviluppato il dibattito ed è stato redatto il piano rende ancora più affascinante l’indagine scientifica di ricerca. Sviluppare una conoscenza critica della metodologia adottata dal PDDUA di Porto Alegre sul tema del patrimonio culturale vuol dire indagare in che misura l’impostazione metodologica del Piano definisce realmente politiche urbane di tutela e conservazione per le aree speciali di interesse culturale, quali sono i parametri unitari o i caratteri principali di queste aree, il valore e il peso della componente storico-architettonica e paesaggistica nell’individuazione delle suddette aree e infine individuare le principali strategie, azioni e progetti come espressione di una domanda più ampia che coinvolge la cittadinanza tutta e si propone come riscatto della memoria perduta e/o come fondamento e presupposto delle trasformazioni della città contemporanea.

Il testo di Elio Trusiani, frutto di un lavoro di ricerca pluriennale ben più ampio anche su altre tematiche, ricostruisce lo scenario, scompone, ricompone e attualizza la tematica in oggetto, offrendo un’interessante e accurata valutazione critica; una valutazione critica lontana dai facili entusiasmi alla moda sia rispetto alle politiche portoalegrensi sia rispetto a una generale recente curiosità interessata - per il paese sudamericano – per ovvie ragioni economiche, del processo di tutela e trasformazione della città, ripercorrendo i momenti salienti dell’esperienza portoalegrense con chiarezza di metodo e rigore scientifico.
Nella prima parte, Briane Panitz Bicca illustra il tema del patrimonio culturale in Brasile, ponendo l’accento sul carattere”plurale” del concetto, dovuto alle molteplici espressioni naturali e culturali di origine diversa risultanti da situazioni geografiche e ambientali differenti e quindi, introduce la città di Porto Alegre, riassumendone i principali fatti della storia della città e soffermandosi sui progetti di restauro del patrimonio urbano realizzati e in atto, fornendo così un esaustivo quadro di riferimento di progetti e interventi di tutela fuori dalle politiche di piano, a testimonianza dell’attualità e della vitalità del tema nella città e nel paese.
Nella parte centrale, l’autore analizza il ruolo del patrimonio culturale all’interno delle politiche di piano registrando innovazioni di metodo e potenzialità espresse e inespresse nella costruzione metodologica del percorso analitico progettuale delle AEIC, Areas Especiais de Interesse Cultural (Aree speciali di interesse culturale) nonché interessanti avanzamenti disciplinari e occasioni perdute; nella terza e ultima parte Andrea Vizzotto e Decio Rigatti tirano le somme, in chiave attuativa, dell’esperienza portoalegrense delle AEIC ponendo l’accento sopratutto sul prodotto città e sulla gestione amministrativo-politica delle stesse all’interno del processo di pianificazione.

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