domenica, settembre 19, 2010

Urbanizzazione e disturbi psicotici: quale correlazione?

L'associazione tra disturbi psicotici e vita nelle aree urbane sembra essere un riflesso dell'aumentata frammentazione sociale tipica delle città: è questa la conclusione di uno studio pubblicato sulla rivista Archives of General Psychiatry. “Esiste com'è noto una sostanziale variabilità mondiale nell'incidenza della schizofrenia sulla popolazione generale”, spiegano gli autori. “L'andamento geografico più evidente è l'incremento che si registra nelle città rispetto alle aree rurali”. Precedenti studi epidemiologici avevano infatti individuato un legame fra il maggior rischio di sviluppare disturbi psicotici e le caratteristiche dell'ambiente in cui vivono i soggetti colpiti, quali la densità di popolazione, il basso livello economico, la ridotta coesione sociale.

Per esaminare in che modo le caratteristiche individuali, educative e dell'ambiente di vita possano essere correlate all'insorgenza di psicosi Stanley Zammit, e colleghi dell'Università di Cardiff, nel Galles, hanno studiato un totale di 203.829 soggetti che vivono in Svezia, confrontando individui inurbati con individui che vivono in aree rurali. Secondo i risultati, il rischio di psicosi non affettiva è più alto in città che nelle aree rurali: 328 soggetti (lo 0,16 per cento del totale) hanno avuto una diagnosi di schizofrenia, 741 (lo 0,36 per cento) una diagnosi di psicosi non affettiva, 355 (lo 0,17 per cento) di psicosi affettiva e 953 (lo 0,47 per cento) di altri tipi di psicosi.

Secondo gli autori “essere cresciuti in un ambiente urbano è associato a un aumentato rischio di sviluppare un qualunque disturbo psicotico non affettivo”, hanno concluso gli autori. “In particolare, la correlazione può essere spiegata essenzialmente considerando i fattori non individuali piuttosto che quelli individuali. I nostri risultati sottolineano come l'integrazione fisica non sia sufficiente da sola a spiegare un maggiori rischio di disturbi psicotici: le caratteristiche positive tradizionalmente associate alla vita segregata - come il senso di sicurezza, la coesione e lo spirito di comunità - devono essere mantenute per aumentare la salute mentale della popolazione.”

(fonte: "Le Scienze", settembre 2010)

2 commenti:

  1. Sono profondamente interessato a questa tematica in quanto, essendo un architetto aquilano che si occupa di progettazione del paesaggio urbano, ho riscontrato da parte della popolazione locale, specie dopo il terremoto del 6 aprile del 2009, una serie di disturbi fisici e psichici. Pertanto mi rendo disponibile per ogni approfondimento in merito.

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  2. Caro Grifo, sei il benvenuto. La sindrome post-terremoto è un argomento studiato in psicologia, e interessa la Biourbanistica che si pone a cavallo di diverse discipline, ed è particolarmente sensibile alle problematiche relative ai rapporti fra psiche e spazio. Dati molto interessati vengono ad es. dal recente disastro in Cile, e stiamo collaborando per questo con l'Università di Valparaiso. A L'Aquila interverrà a breve il nostro arch. Antonio Caperna. Perché non ti iscrivi alla Società Internazionale di Biourbanistica? c'è un sacco di lavoro da fare...

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